Livorno, Che cos’è il cheratocono


Il Cheratocono è una malattia degenerativa della cornea che colpisce una persona su 2000, si corregge con l'uso di lenti a contatto specifiche, anche se spesso è necessario ricorrere ad interventi mirati per bloccare il peggioramento. Che cosa succede ad una persona affetta da cheratocono? La cornea perde la propria compattezza e, di conseguenza, la propria forma, questo determina un graduale peggioramento della vista, con complicazioni che possono portare al trapianto della cornea. Nel cheratocono la struttura corneale tende a diventare lassa e a perdere la classica forma sferoidale assumendo sempre più la forma di un cono. Possiamo anche dire, che il cheratocono è un’alterazione della curvatura della cornea dovuta al suo sfiancamento. Il progressivo peggioramento di questa malattia porta a difficoltà visive elevate. La cornea, infatti, insieme al cristallino e agli altri mezzi trasparenti sono fondamentali per la corretta messa a fuoco delle immagini che provengono dall’esterno. Il cheratocono può avere conseguenze molto gravi sulla vista, anche in virtù del fatto che, nella grande maggioranza dei casi, colpisce entrambi gli occhi. Il cheratocono insorge, generalmente, in giovane età. Solitamente si manifesta tra i 10 e i 16 anni e tende a progredire in maniera abbastanza lenta fino ai 30/40 anni per poi arrestarsi spontaneamente. In alcuni casi, dopo un periodo di arresto inizia nuovamente ad attivarsi o presenta recidive acute.

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Cause del cheratocono

Le cause del cheratocono non sono ancora state individuate con esattezza.

Come si riconosce il cheratocono?

Ovviamente con una visita oculistica il cheratocono può essere diagnosticato tempestivamente. Tuttavia di seguito elenchiamo una serie di sintomi iniziali che potrete individuare anche da soli e che potrebbero funzionare da campanello di allarme. Se presentate uno dei seguenti sintomi contattate il vostro oculista di fiducia:

  • Riduzione del visus (cioè della vista) che, nel caso del cheratocono, è dovuta all’astigmatismo corneale e alle aberrazioni ottiche indotte dal cambiamento di curvatura corneale.

  • Fotofobia, ovvero un’eccessiva sensibilità alla luce che genera, nei casi più lievi, fastidio, nei casi più gravi, vero e proprio dolore.

  • Abbagliamento alle sorgenti luminose.

  • Diplopia (visione doppia) monoculare cioè guardando con un occhio per volta.

  • Percezione di aloni intorno agli oggetti osservati e alle sorgenti luminose.

  • Eccessiva lacrimazione.

  • Occhi rossi.

  • La tendenza a guardare strizzando gli occhi poiché si tende ad utilizzare la porzione centrale che solitamente è risparmiata dalle distorsioni.

Diagnosi del cheratocono

La diagnosi del cheratocono si effettua con la topografia corneale, che si configura come l'esame migliore e più semplice per diagnosticare il cheratocono. L’oculista eseguirà la topografia corneale insieme con altri esami quali: la pachimetria corneale che misura lo spessore della cornea. Uno spessore centrale o paracentrale della cornea inferiore ai 450 micron è da considerarsi patologico. La topografia corneale effettua una ricostruzione computerizzata della curvatura corneale punto per punto e consente sia una diagnosi precoce (anche ad uno stadio pre clinico del cheratocono) che uno studio dell’evoluzione della patologia.

Classificazione del cheratocono

Esistono vari modi per classificare un cheratocono:

1) In relazione alla curvatura. Primo stadio: lieve, la curvatura è minore di 45 diottrie in entrambi i meridiani. Secondo stadio: moderato, la curvatura va da 45 a 52 diottrie in entrambi i meridiani. Terzo stadio: avanzato, la curvatura è maggiore di 52 diottrie in entrambi i meridiani. Quarto stadio: severo, la curvatura è maggiore di 62 diottrie in entrambi i meridiani.

2) Classificazione di Amsler. Primo grado: astigmatismo obliquo e mire dell’oftalmometro asimmetriche. Secondo grado: l’astigmatismo è più evidente e le mire dell’oftalmometro sono più asimmetriche, in lampada a fessura si nota un assottigliamento della cornea che, comunque, rimane trasparente. Terzo grado: astigmatismo non misurabile all’oftalmometro, cornea evidentemente assottigliata. Quarto grado: come nel terzo grado ma con opacità corneali.

3) In relazione alla distanza dal centro della cornea. Centrale. Paracentrale. Periferico. Paralimbare (Distrofia corneale Pellucida).

4) In relazione alla morfologia. Rotondo: piccolo cono circolare del diametro di circa 5 millimetri. Ovale: il cono è ovale, decentrato e di dimensioni superiori ai 5 millimetri. Globale: copre più dei 3/4 della cornea.

5) In relazione alla topografia. Iniziale: la mappa topografica presenta tutta le zone corneali con curvature inferiori alle 45 diottrie, può essere posizionato in qualsiasi parte della cornea anche se, molto spesso, è infero-nasale. Intermedio: le zone periferiche del cono manifestano curvature di 55 diottrie o più, si notano delle variazioni che rappresentano differenze tra i vari livelli del cono. Avanzato: in tutto il cono si misurano curvature superiori alle 55 diottrie e non si rilevano grandi differenze di curvatura da zona a zona del cono la cui colorazione uniforme denota un innalzamento della totalità del cono.

Come si corregge la vista derivante da un cheratocono?

Negli stadi iniziali della malattia il cheratocono si può correggere come un normale astigmatismo quindi con occhiali o con lenti a contatto tradizionali.

Lenti a contatto per cheratocono

Negli stadi avanzati le lenti a contatto tradizionali non sono sufficienti, ecco che si utilizzano lenti specifiche per cheratocono: più o meno rigide e di varie tipologie, questo fa sì che la rigidità della lente, insieme allo strato lacrimale ripristinino la sfericità del sistema ottico lente/cornea. Quali lenti si usano in questi casi? Le lenti a contatto Rigide Gas Permeabili sono la scelta più diffusa, tuttavia nei casi di intolleranza a queste, si ricorre ad altri tipi di lenti, come ad esempio: alle lenti a contatto ibride, alle lenti a contatto sclerali (o minisclerali) o al cosiddetto piggy back (lente a contatto Rigida Gas permeabile su lente a contatto morbida). Come abbiamo spiegato inizialmente, con l’applicazione delle lenti a contatto appena elencate, il sistema ottico dato dalla cornea + strato lacrimale + lente a contatto rigida  ripristina la perduta sfericità del sistema ottico restituendo una visione ottimale al paziente. Esistono anche lenti a contatto morbide spessorate per cheratocono. Lo spessore della lente tende a regolarizzare la superficie della cornea. Il difetto residuo viene corretto con una correzione sferica o sfero/torica. Fino a qualche anno fa lo spessore della lente era un motivo di limitazione per l’uso delle lenti a contatto morbide spessorate per cheratocono; lo scarso passaggio di ossigeno attraverso la lente, dovuto allo spessore, determinava ipossia corneale con conseguente edema. Le lenti morbide spessorate per cheratocono potevano essere usate con estrema cautela e per un numero di ore limitato. Oggi, con l’avvento dei materiali iperpermeabili all’ossigeno per la costruzione delle lenti a contatto morbide, il problema è, a seconda dei casi, parzialmente o totalmente risolto. Il dottor Mugnai, ottico optometrista e contattologo, tra le innumerevoli opzioni applicative utilizzate, adotta anche le lenti a contatto morbide spessorate. Chiamaci al 333 7501605 e valuteremo se le lenti a contatto morbide spessorate possono fare al caso tuo o, eventualmente, su quale altra soluzione applicativa orientarsi.

Altri sistemi per correggere il cheratocono

Il medico oculista può adottare anche metodi chirurgici per la correzione del cheratocono: gli anelli intrastromali (o inserti corneali o ICRS –Intra Corneal Ring Segments – o Intacs o Ferrara Ring), la tecnica chirurgica detta Cheratotomia Radiale Asimmetrica (ARK) e la sua versione modificata detta mini ARK. Gli Anelli intrastromali o Inserti intracorneali o ICRS (Intra Corneal Ring Segments) o Intacs o Ferrara Rings, sono semianelli di materiale plastico che vengono inseriti chirurgicamente nello spessore corneale e che provocano un appiattimento della cornea fino a 10/12 diottrie con conseguente miglioramento della acutezza visiva. Dopo l’inserimento degli anelli intrastromali è comunque possibile usare lenti a contatto. L’intervento è reversibile. La cheratotomia radiale asimmetrica (ARK) e mini ARK, è una tecnica nella quale si effettuano delle microincisioni nel settore corneale interessato dal cono. La tecnica della ARK o mini ARK sembra creare un fenomeno di collassamento delle fibrille collagene su se stesse con conseguente riduzione di superficie dell’apice del cono e miglioramento della curvatura corneale.